Pronunciandosi su un caso “italiano” in cui si discuteva della legittimità della decisione delle autorità giudiziarie italiane di rigettare la richiesta di un imputato, giudicato con rito abbreviato, di vedersi ridotta la pena dell’ergastolo con quella di anni trenta di reclusione, a causa del mutamento normativo intervenuto che ha precluso tale possibilità per i reati puniti con la pena detentiva perpetua, la Corte di Strasburgo, sebbene a maggioranza (sei voti ad uno), ha escluso che vi fosse stata la violazione dell’art. 7 (nulla poena sine lege), mentre ha escluso, all’unanimità, che vi fosse stata violazione dell’articolo 6 § 1 (diritto a un giusto processo) della medesima Convenzione (CEDU, Sez. I, sentenza 17 ottobre 2024, n. 71250/16).